Eric Arthur Blair, meglio conosciuto con lo pseudonimo di "George Orwell". |
In Italia, Orwell è meglio
conosciuto per opere come “La Fattoria degli Animali” e
“1984”, opere che hanno ridefinito e segnato, alla metà del 20°
secolo, sia il genere dell'allegoria politica sia quello della
letteratura distopica. Considerate le due opere più importanti
dell'autore, spesso si ignorano o non si conoscono le loro radici
nell'esperienza di vita di Orwell. La sua visione del mondo e le sue
idee politiche vengono definite in modo netto dal suo viaggio in
Spagna. In Spagna, Orwell si unì e lottò nelle milizie popolari a
favore della Repubblica, contro l'insurrezione fascista del 1936.
Dalla sua entusiastica partecipazione alle milizie fino alla
rocambolesca fuga, braccato dalla polizia segreta, questa vicenda
segna per sempre l'uomo e lo scrittore. E' qui che George Orwell
affina ulteriormente la sua coscienza politica e la sua capacità
critica. Nel suo viaggio in Spagna, troviamo i semi della
consapevolezza, che l'autore poi tradurrà nelle sue più famose
opere, di come viene tradita una rivoluzione, del sopravvento di
forze autoritarie dentro un movimento popolare, dell'uso politico
della menzogna sotto forma di propaganda, della manipolazione
dell'informazione per fini di potere. Troviamo anche, man mano che la
situazione spagnola peggiora, i segni del totalitarismo, e degli
esiti nefasti della rivoluzione tradita. Da 'semplice' conflitto tra
democrazia e fascismo, Orwell si rende conto che in Spagna c'è in
gioco qualcosa di molto più importante. Tornato in Inghilterra dopo
quasi 6 mesi nelle trincee, scrive “Omaggio alla Catalogna”,
pubblicato poi nel 1938, nel quale raccoglie i ricordi, le
impressioni, i sentimenti, le aspirazioni sue e dei tanti uomini e
donne attorno a lui, uniti dalla lotta. Testimone delle speranze del
popolo spagnolo, ed anche della 'guerra civile nella guerra civile'
tra le diverse fazioni repubblicane, critica in modo imparziale i
militanti stessi ed osserva da vicino la persecuzione politica da
parte dei comunisti. Attaccati su due fronti, molti rivoluzionari
sono messi in fuga, dispersi e arrestati. Orwell si salva per
miracolo, e non esita a raccontare anche del clima di terrore
politico che fiacca la rivoluzione dall'interno mentre è attaccata
dai fascisti dall'esterno. Lo slancio rivoluzionario del 1936 viene
lentamente distrutto e negli ultimi mesi di Orwell in Spagna lui
assiste al ritorno al potere delle vecchie gerarchie contro le quali
il popolo si era sollevato. Questa critica, del fascismo ma anche
della politica comunista in Spagna, gli procurerà l'ostilità di un
parte della stampa inglese filo-sovietica. Il libro fu rifiutato da
vari editori ed accusato, da alcuni, di essere 'propaganda fascista'.
Esso piuttosto rivela l'onestà intellettuale di un autore fortemente
convinto della causa socialista, ma pronto a denunciare eccessi e
derive autoritarie che, nella sua visione, poco avevano a che fare
col socialismo e avrebbero finito per danneggiare la rivoluzione e i
suoi ideali. E' stato in Spagna, tra rivoluzione e contro-rivoluzione
(più che tra fascismo e democrazia) che Orwell ha maturato le
considerazioni, umane e politiche, che l'avrebbero portato, qualche
anno più in là, a scrivere le sue due opere 'cardine', entrate
nell'immaginario collettivo come simboli letterari della rivoluzione
tradita e di come funziona il totalitarismo: Animal Farm e Nineteen
Eighty-Four.
Omaggio alla Catalogna –
Orwell nella Guerra Spagnola.
In “Omaggio alla Catalogna”,
Orwell racconta in prima persona il suo viaggio in Spagna, dove
rimane dal dicembre del 1936 al luglio del 1937. Inizialmente spinto
dal desiderio di vedere e raccontare da vicino la guerra civile tra
la Repubblica Spagnola (nata nel 1931) e l'insurrezione militare
guidata da Francisco Franco, deciso invece a stroncare l'esperienza
repubblicana, prende invece parte agli eventi. Una volta giunto a
Barcellona, pur senza rinunciare al suo intento di raccontare da
vicino, decide in poco tempo di arruolarsi nelle milizie popolari che
si erano organizzate per combattere i militari e i fascisti. Ciò che
colpisce Orwell al suo arrivo è il clima rivoluzionario che avvolge
la città.
E' proprio questo a spingerlo ad unirsi ai miliziani.
In Spagna, si accorge che non si sta combattendo solo una guerra
civile: è in corso una vera e propria rivoluzione. Per lo più
ignorata o sminuita dalla stampa internazionale, che parla del
conflitto spagnolo solo in termini di scontro tra fascismo e
democrazia, ciò che Orwell vede è invece complesso e articolato: in
Spagna lo scontro è tra rivoluzione e contro-rivoluzione, tra chi
difende i privilegi delle classi dominanti da un lato, e dall'altro i
lavoratori, i contadini e gli uomini e le donne di libero pensiero da
sempre oppressi, perseguitati e spinti nel fango. Da corrispondente a
miliziano. Barcellona, città operaia, è in mano ai rivoluzionari:
praticamente qualsiasi cosa dalle fabbriche, ai trasporti, ai servizi
pubblici, ai ristoranti è autogestita dal popolo e dai
rivoluzionari, per lo più socialisti e anarchici. I padroni delle
fabbriche sono stati cacciati, molte chiese vengono distrutte, il
clero e il padronato, considerati dal popolo spagnolo come i maggiori
responsabili dei propri mali, vengono messi in fuga. Almeno nei primi
mesi della rivoluzione, tutte le differenze economiche, politiche, di
classe, vengono abolite o drasticamente ridotte. Tutti, o quasi,
vivono alla pari. “In teoria era totale egualitarismo”, dice
Orwell, “ed anche in pratica, non c'eravamo molto lontani”.
Socialista o di aspirazioni socialiste, Orwell non può non farsi
coinvolgere dalla rivoluzione, riconoscendo in quello stato di cose,
“qualcosa per cui valeva la pena combattere”. Da corrispondente
di guerra, diventa un combattente.
Senza mai diventare
ideologico né pura e semplice propaganda, “Omaggio alla Catalogna”
resta però un'opera fortemente politica e impegnata, vicina alla
causa degli oppressi e degli sfruttati e alla loro secolare ricerca
di libertà. Opera che alterna la descrizione della vita nelle
trincee, nei villaggi o nella città, all'analisi politica degli
eventi, essa descrive, in maniera critica e ironica, lo spirito
rivoluzionario ed egualitario che attraversava, e divideva in due, la
Spagna della Guerra Civile.
La rivoluzione tra i soldati.
Unitosi alle milizie
popolari del P.O.U.M. (un partito comunista in disaccordo con le
politiche dell'URSS di Stalin), Orwell sperimenta in prima persona
l'idealismo dei miliziani, la fratellanza e l'egualitarismo perfino
nell'ambiente militare, classicamente sinonimo di gerarchia e
ubbidienza. E' probabilmente questo aspetto, più di tanti altri, che
lo persuade a fondo della sincerità di questa rivoluzione.
L'ambiente militare 'classico' è quanto di più lontano dalla
libertà e dall'uguaglianza. La rivoluzione, in Spagna, è così
profonda da sconvolgere perfino l'organizzazione militare: il sistema
dei gradi viene rivisto, scompaiono le differenze di paga tra
soldati, le punizioni corporali per chi disubbidisce agli ordini
vengono abolite. Nelle milizie popolari i soldati discutono
democraticamente, eleggono i propri ufficiali (e possono revocarli),
aboliscono la legge marziale, portano perfino dentro lo scontro
armato lo spirito rivoluzionario che già attraversa soprattutto le
città della Catalogna e di parte dell'Aragona. Tutti vivono, e
combattono, alla pari. Il 'soldato' può mettere in discussione il
superiore senza rischiare la sua vita. L'obbedienza viene sostituita,
in buona parte, dalla comprensione. Non si accettano più ordini come
degli automi. Ogni uomo o donna esige di capire, e di mettere in
discussione una decisione quando ritiene che abbia poco senso.
La
vita nelle trincee.
Orwell nella milizia del P.O.U.M., sul fronte di Aragona. Orwell è l'uomo alto al centro. In basso accanto a lui, sua moglie Eileen O'Shaughnessy, che lo seguì in Spagna. |
Quello delle milizie rivoluzionarie,
ovviamente, non è un mondo perfetto. Orwell parte per il fronte di
Aragona, dove le forze repubblicane e quelle franchiste sono ferme in
una guerra di posizione estenuante, resa ancora più dura dal gelo
invernale. Orwell sperimenta le privazioni e le difficoltà materiali
di un esercito di uomini e donne comuni spinti da un grande idealismo
ma a corto di mezzi e di addestramento. Molti miliziani sono sì
operai, contadini, studenti motivati da un grande idealismo e pronti
al sacrificio, ma pochi hanno esperienza militare o sanno maneggiare
le armi senza diventare un pericolo per se stessi o i propri
compagni. L'organizzazione non è sempre efficiente e per quanto
Orwell riconosca che, a lungo andare, la democrazia delle milizie
possa dare i suoi frutti, il cammino verso una nuova disciplina è
lungo e tortuoso. Per di più, la scarsità di armi, che il governo
repubblicano, già indebolito, distribuisce malvolentieri alle
milizie dei rivoluzionari rende impossibile qualsiasi avanzamento del
fronte. La mancanza di viveri e generi di prima necessità rendere
l'attesa ulteriormente logorante. I giorni di Orwell al fronte sono
appunto caratterizzati da lunghe attese e da pochi scontri diretti
con le truppe nemiche. La fatica, tuttavia, almeno in parte è resa
più sopportabile dal clima di fratellanza e cameratismo dei
miliziani. Al fronte si continua a sperimentare quella condizione di
uguaglianza, che unisce uomini e donne in una visione di giustizia
sociale non solo nel futuro, ma nell'immediato. Si susseguono
discussioni politiche tra i militanti delle diverse fazioni alleate
nella lotta antifascista. Il dibattito politico è incredibilmente
vivo. Anarchici, comunisti, socialisti, trozkisti, repubblicani
discutono anche accanitamente del presente e dell'avvenire della
Spagna, di come portare avanti e magari vincere la guerra contro un
nemico che, si sa, gode dell'aiuto militare della Germania nazista e
dell'Italia fascista; mentre i paesi democratici, come Inghilterra,
Stati Uniti e Francia esitano a mandare aiuti alla Repubblica
spagnola, forse temendo di aiutare indirettamente la rivoluzione,
osteggiata da più parti.
La partecipazione internazionale
e il futuro della Spagna.
Orwell entra in contatto con
combattenti spagnoli e stranieri provenienti da molti paesi:
l'appello alla lotta antifascista ha portato in Spagna tanti
intellettuali, lavoratori, studenti da tutta Europa e dal mondo
intero. In molti vedono in Spagna la prima grande occasione per
fermare l'avanzata fascista che ha già conquistato una parte
dell'Europa. E forse di spingersi oltre ancora: dalla resistenza alla
rivoluzione. C'è, sia tra gli spagnoli sia tra i miliziani
stranieri, chi preme per una rivoluzione totale, che per il bene
degli oppressi spazzi via immediatamente il capitalismo e lo Stato e
le sue gerarchie; chi invece ritiene che una rivoluzione immediata
non sia fattibile, ma che sia necessario prima vincere la guerra e
salvare la Repubblica; c'è anche chi non crede nella rivoluzione ma
vuole assicurare un futuro puramente democratico alla Spagna. E'
sorprendente il grado di consapevolezza politica che Orwell trova tra
i combattenti, molti dei quali provengono dai sindacati rivoluzionari
anarchici o socialisti oppure dai partiti comunisti, alleati o meno
con Mosca. Il grande idealismo dei miliziani è accompagnato da un
progetto, da una visione del futuro, più o meno chiara a seconda dei
casi, che tutti sperano di realizzare a pieno una volta battuto il
fascismo spagnolo. Queste visioni, contrastanti su come raggiungere
la vittoria o portare a buon fine la rivoluzione, provocheranno duri
scontri tra i rivoluzionari, dando una svolta alla guerra e
all'esperienza di Orwell in Spagna.
Una letteratura
politica.
La dura vita delle trincee che accomuna ed unisce i
miliziani anche nella fatica non impedisce alla vicende politiche
della Spagna di proseguire il loro corso, arrivando a rompere quel
senso di unità e fratellanza che era esistito sin dai primi mesi
della guerra. E' impossibile, analizzando “Omaggio alla Catalogna”,
separare la dimensione politica da quella letteraria, dalle vicende
quotidiane di cui Orwell ci parla: la guerra spagnola è una guerra
'politica', uno scontro tra principi e tra visioni del mondo. La
sfera 'politica' e le vicende delle trincee, della guerra vissuta, si
influenzano a vicenda. Nel caso della letteratura, molti ritengono
che essa non debba essere 'politica', ma raccontare le cose in modo
imparziale, quasi 'asettico'. E' invece importante ricordare che in
qualsiasi scrittore la sua visione del mondo e dell'essere umano (ed
anche la sua visione politica), segnano ogni riga ed ogni frase, che
questo sia esplicitato o meno. Ciò che è importante, e che
distingue un'opera letteraria dalla pura e semplice propaganda –
nei confronti della quale Orwell resta sempre sospettoso e critico –
è quanto l'autore sia disposto ad ammetterlo, lui per primo, di
essere 'politico'. Orwell è un corrispondente, in un certo senso lo
è sempre, anche in altre opere che raccontano da vicino la
condizione degli operai nel nord dell'Inghilterra (La strada per
Wigan Pier) o i bassifondi di grandi città europee (Senza un soldo a
Parigi e Londra). E Orwell, proprio in “Omaggio alla Catalogna”,
lancia un avvertimento al lettore: “Fate attenzione alla mia
partigianeria, ai miei errori e alle distorsioni dovute all'aver
guardato gli eventi solo da un certo punto di vista. E fatte
attenzione alle stesse cose quando leggete qualsiasi altro libro su
questa fase della guerra spagnola”. Ogni libro è politico, e
“Omaggio alla Catalogna” è cosciente di questo.
Le
divisioni politiche e la contro-rivoluzione.
"Non passeranno", celebre slogan antifascista. Striscione affisso per le vie di Madrid, 1936-37. |
E' negli ultimi
mesi della sua permanenza in Spagna che Orwell sperimenta sulla sua
pelle quegli eventi che, sedimentandosi nella sua consapevolezza,
daranno la luce alle sue opere più famose. Orwell, come già
sappiamo, si trova nelle milizie del P.O.U.M., un partito comunista,
ma in disaccordo con le politiche di Stalin e dell'URSS. In Spagna,
Orwell non assiste solo allo scontro tra Repubblica e Fascismo, ma si
trova invischiato anche in uno scontro tra rivoluzionari. Da un lato,
gli anarchici, organizzati intorno al sindacato C.N.T.
(Confederazione Nazionale del Lavoro), e i comunisti del P.O.U.M.,
desiderano realizzare e portare fino in fondo la rivoluzione e
instaurare una società egualitaria. I repubblicani e i comunisti
stalinisti non vogliono la rivoluzione, ma ripristinare lo Stato e la
repubblica parlamentare. I vertici comunisti, in particolare, come
Orwell osserverà tempo dopo, non desideravano una rivoluzione in
Spagna per non compromettere l'equilibrio di potere ormai raggiunto
tra l'Unione Sovietica e l'Occidente, simboleggiato in modo potente
dal Patto di Non Aggressione tra URSS e Germania nazista (il Patto
Molotov-Ribbentrop). Queste due visioni, contrastanti, esplodono
nelle Giornate di Maggio 1937, a Barcellona e che Orwell vive in
prima persona. Le due fazioni si scontrano, i rivoluzionari ne escono
sconfitti e, da quel momento, vengono perseguitati, a cominciare dal
P.O.U.M. Cosa ancora peggiore, vengono accusati di essere 'spie
fasciste', al soldo del Generale Franco, e per questo sommariamente
arrestati, incarcerati e spesso anche condannati a morte. Orwell, in
quanto membro del P.O.U.M., viene sospettato e braccato dalla polizia
segreta, ormai in mano ai comunisti.
Le origini del mito:
dove sono nate “La Fattoria degli Animali” e “1984”.
Ciò
che più colpisce Orwell negli ultimi mesi in Spagna, è l'uso
politico della menzogna e della stampa, sia in Spagna sia in
Inghilterra. Il P.O.U.M., come verrà dimostrato più tardi, non è
affatto un'organizzazione fascista 'sotto copertura'. E', assieme
agli anarchici, semplicemente 'scomodo' a chi non vuole una
rivoluzione in Spagna e sostiene il vecchio Stato di potere. Leggendo
i giornali, la stampa governativa e comunista, Orwell nota che non
esitano a denunciare i 'poumisti' (i membri del partito) accusandoli
di aver ripetutamente cospirato col nemico. Il contrasto con la
realtà non poteva apparire più stridente: Orwell aveva
effettivamente combattuto con i poumisti nelle trincee dell'Aragona,
aveva visto molti compagni e compagne sparare contro i fascisti, ed
essere uccisi dal nemico. Li aveva visti dare il massimo per la loro
causa, senza risparmiarsi e correndone tutti i rischi. Appare in modo
estremamente chiaro come l'informazione, la propaganda, potessero
essere usate per screditare e demonizzare un avversario politico,
accusandolo di plateali falsità piuttosto che affrontarlo (e magari
batterlo) sul piano delle idee. Accomunati tutti, inizialmente, dalla
causa 'antifascista', questa causa 'comune' comincia ad apparirgli
vuota, fasulla. Non sono più 'tutti compagni'. Qualche compagno è
'più compagno' degli altri, è 'più vero'. La causa 'antifascista'
sembra sempre più un'invenzione di una parte della stampa che non
desidera, invece, mostrare al pubblico e al mondo una realtà più
articolata: di una Spagna divisa non solo, semplicemente, tra
dittatura e democrazia, ma tra rivoluzione e chi si oppone ad essa.
Paradossalmente, sembra che i contro-rivoluzionari si trovino,
trasversalmente, sia tra i fascisti sia tra i repubblicani, e la
sensazione, ad un certo punto, è di combattere su due fronti: il
nemico che si ha davanti, e quello che spara alle spalle, dalle
retrovie. Inutile entrare nel merito di quali fossero gli obiettivi
di ciascuno dei protagonisti della guerra civile. “Omaggio alla
Catalogna” parla da sé, ed esiste una ricchissima letteratura
storiografica e politica che illustra le vicende della Guerra Civile
Spagnola da ciascun punto di vista.
Ciò su cui Orwell pone enfasi
è la demonizzazione, con ogni mezzo, dell'avversario politico.
E'
questo quello che conta, che risulta lampante e avvilente, per
Orwell: si va dal denunciare gli errori dell'avversario, alla
plateale invenzione di accuse con cui screditarlo, processarlo e
perfino metterlo a morte. Alla propaganda politica, che per lo più
si manifesta attraverso i giornali controllati dai partiti o dal
governo, si unisce la persecuzione fisica: si procede al
rastrellamento degli oppositori. Vengono sistematicamente eliminati
tutti quelli che possono dare un'altra versione degli eventi correnti
e della storia.
Quando non rimane più nessuno a poterla
raccontare da un altro punto di vista, la Storia cade nelle mani di
un gruppo ristretto di persone, le quali possono scriverla, e
riscriverla a piacimento. “Chi controlla il passato, controlla il
futuro. Chi controlla il presente, controlla il passato”, diventa
uno degli slogan dell'IngSoc, il partito che controlla il mondo di
“1984”. I poumisti, come gli anarchici, vengono accusati di
tradimento e perseguitati, come accade a Palla di Neve, ne “La
Fattoria degli Animali”. Palla di Neve viene accusato di tradimento
da Napoleone perché mette in pericolo la sua autorità. Immanuel
Goldstein, l'arcinemico del Grande Fratello, in “1984” è
l'avversario della patria, che ha tradito l'Oceania e cospira col
nemico. E che, come scoprirà Winston Smith, protagonista di “1984”,
in realtà critica e attacca il regime del Grande Fratello e
dell'IngSoc perché hanno in realtà tradito la rivoluzione,
sterminando gli oppositori, accusandoli delle più fantasiose e
improbabili malefatte, pur di estrometterli dalla Storia.
In
conclusione: opere che non parlano solo del passato, ma del presente.
“Animal Farm” e “Nineteen Eighty-Four” sono figli
delle peripezie di Orwell nella Spagna della rivoluzione e della
contro-rivoluzione, dove lui è stato testimone della lotta per un
mondo diverso e dove l'attacco è arrivato non solo dal fascismo –
dagli avversari 'naturali' dell'uguaglianza – ma dall'interno. I
nemici della rivoluzione hanno usato ogni mezzo per mettere
nell'angolo i loro avversari politici: propaganda, diffamazione, uso
politico dell'informazione, tortura per estorcere confessioni
forzate, la caccia all'uomo e la persecuzione, fino ad arrivare al
controllo totale dell'informazione e della storia. Tutti fenomeni che
si trovavano non solo nel fascismo ma anche in altri regimi, e che si
riscontrano anche nel mondo di oggi: la manipolazione dei media da
parte di poteri forti e di gruppi di interesse economico, i
pretestuosi attacchi delle superpotenze ad altri paesi in nome di una
'democrazia' che non esiste, la censura, la cancellazione delle
informazioni o la cronaca (distorta) delle azioni e delle parole di
chi, anche oggi, critica il sistema in cui viviamo, tutt'altro che
perfetto o ideale. Tutti fenomeni che rendono quindi attuale sia
“Animal Farm”, sia “Nineteen Eighty-Four”, sia “Omaggio
alla Catalogna”,
dove tutto questo si può dire che è
cominciato...
Le grandi opere di Orwell sono nate o se non altro
hanno ricevuto un impulso decisivo nelle strade e nelle trincee della
Spagna, tra rivoluzione e contro-rivoluzione, dove le contraddizioni
umane e politiche sono esplose, sono entrate nell'immaginario e nella
consapevolezza dell'autore e si sono trasformate, infine, in
narrazione, in letteratura.
- Robin Libero Carbonara
- Robin Libero Carbonara