sabato 21 marzo 2015

“Omaggio alla Catalogna”, di George Orwell. Le origini di “Animal Farm” e “1984”: Orwell e la Guerra Civile Spagnola.

Eric Arthur Blair,
meglio conosciuto con lo pseudonimo di
"George Orwell".
In Italia, Orwell è meglio conosciuto per opere come “La Fattoria degli Animali” e “1984”, opere che hanno ridefinito e segnato, alla metà del 20° secolo, sia il genere dell'allegoria politica sia quello della letteratura distopica. Considerate le due opere più importanti dell'autore, spesso si ignorano o non si conoscono le loro radici nell'esperienza di vita di Orwell. La sua visione del mondo e le sue idee politiche vengono definite in modo netto dal suo viaggio in Spagna. In Spagna, Orwell si unì e lottò nelle milizie popolari a favore della Repubblica, contro l'insurrezione fascista del 1936. Dalla sua entusiastica partecipazione alle milizie fino alla rocambolesca fuga, braccato dalla polizia segreta, questa vicenda segna per sempre l'uomo e lo scrittore. E' qui che George Orwell affina ulteriormente la sua coscienza politica e la sua capacità critica. Nel suo viaggio in Spagna, troviamo i semi della consapevolezza, che l'autore poi tradurrà nelle sue più famose opere, di come viene tradita una rivoluzione, del sopravvento di forze autoritarie dentro un movimento popolare, dell'uso politico della menzogna sotto forma di propaganda, della manipolazione dell'informazione per fini di potere. Troviamo anche, man mano che la situazione spagnola peggiora, i segni del totalitarismo, e degli esiti nefasti della rivoluzione tradita. Da 'semplice' conflitto tra democrazia e fascismo, Orwell si rende conto che in Spagna c'è in gioco qualcosa di molto più importante. Tornato in Inghilterra dopo quasi 6 mesi nelle trincee, scrive “Omaggio alla Catalogna”, pubblicato poi nel 1938, nel quale raccoglie i ricordi, le impressioni, i sentimenti, le aspirazioni sue e dei tanti uomini e donne attorno a lui, uniti dalla lotta. Testimone delle speranze del popolo spagnolo, ed anche della 'guerra civile nella guerra civile' tra le diverse fazioni repubblicane, critica in modo imparziale i militanti stessi ed osserva da vicino la persecuzione politica da parte dei comunisti. Attaccati su due fronti, molti rivoluzionari sono messi in fuga, dispersi e arrestati. Orwell si salva per miracolo, e non esita a raccontare anche del clima di terrore politico che fiacca la rivoluzione dall'interno mentre è attaccata dai fascisti dall'esterno. Lo slancio rivoluzionario del 1936 viene lentamente distrutto e negli ultimi mesi di Orwell in Spagna lui assiste al ritorno al potere delle vecchie gerarchie contro le quali il popolo si era sollevato. Questa critica, del fascismo ma anche della politica comunista in Spagna, gli procurerà l'ostilità di un parte della stampa inglese filo-sovietica. Il libro fu rifiutato da vari editori ed accusato, da alcuni, di essere 'propaganda fascista'. Esso piuttosto rivela l'onestà intellettuale di un autore fortemente convinto della causa socialista, ma pronto a denunciare eccessi e derive autoritarie che, nella sua visione, poco avevano a che fare col socialismo e avrebbero finito per danneggiare la rivoluzione e i suoi ideali. E' stato in Spagna, tra rivoluzione e contro-rivoluzione (più che tra fascismo e democrazia) che Orwell ha maturato le considerazioni, umane e politiche, che l'avrebbero portato, qualche anno più in là, a scrivere le sue due opere 'cardine', entrate nell'immaginario collettivo come simboli letterari della rivoluzione tradita e di come funziona il totalitarismo: Animal Farm e Nineteen Eighty-Four.

Omaggio alla Catalogna – Orwell nella Guerra Spagnola.
In “Omaggio alla Catalogna”, Orwell racconta in prima persona il suo viaggio in Spagna, dove rimane dal dicembre del 1936 al luglio del 1937. Inizialmente spinto dal desiderio di vedere e raccontare da vicino la guerra civile tra la Repubblica Spagnola (nata nel 1931) e l'insurrezione militare guidata da Francisco Franco, deciso invece a stroncare l'esperienza repubblicana, prende invece parte agli eventi. Una volta giunto a Barcellona, pur senza rinunciare al suo intento di raccontare da vicino, decide in poco tempo di arruolarsi nelle milizie popolari che si erano organizzate per combattere i militari e i fascisti. Ciò che colpisce Orwell al suo arrivo è il clima rivoluzionario che avvolge la città.
E' proprio questo a spingerlo ad unirsi ai miliziani. In Spagna, si accorge che non si sta combattendo solo una guerra civile: è in corso una vera e propria rivoluzione. Per lo più ignorata o sminuita dalla stampa internazionale, che parla del conflitto spagnolo solo in termini di scontro tra fascismo e democrazia, ciò che Orwell vede è invece complesso e articolato: in Spagna lo scontro è tra rivoluzione e contro-rivoluzione, tra chi difende i privilegi delle classi dominanti da un lato, e dall'altro i lavoratori, i contadini e gli uomini e le donne di libero pensiero da sempre oppressi, perseguitati e spinti nel fango. Da corrispondente a miliziano. Barcellona, città operaia, è in mano ai rivoluzionari: praticamente qualsiasi cosa dalle fabbriche, ai trasporti, ai servizi pubblici, ai ristoranti è autogestita dal popolo e dai rivoluzionari, per lo più socialisti e anarchici. I padroni delle fabbriche sono stati cacciati, molte chiese vengono distrutte, il clero e il padronato, considerati dal popolo spagnolo come i maggiori responsabili dei propri mali, vengono messi in fuga. Almeno nei primi mesi della rivoluzione, tutte le differenze economiche, politiche, di classe, vengono abolite o drasticamente ridotte. Tutti, o quasi, vivono alla pari. “In teoria era totale egualitarismo”, dice Orwell, “ed anche in pratica, non c'eravamo molto lontani”. Socialista o di aspirazioni socialiste, Orwell non può non farsi coinvolgere dalla rivoluzione, riconoscendo in quello stato di cose, “qualcosa per cui valeva la pena combattere”. Da corrispondente di guerra, diventa un combattente.

Senza mai diventare ideologico né pura e semplice propaganda, “Omaggio alla Catalogna” resta però un'opera fortemente politica e impegnata, vicina alla causa degli oppressi e degli sfruttati e alla loro secolare ricerca di libertà. Opera che alterna la descrizione della vita nelle trincee, nei villaggi o nella città, all'analisi politica degli eventi, essa descrive, in maniera critica e ironica, lo spirito rivoluzionario ed egualitario che attraversava, e divideva in due, la Spagna della Guerra Civile.


La rivoluzione tra i soldati.

Manifestanti del P.O.U.M.
Unitosi alle milizie popolari del P.O.U.M. (un partito comunista in disaccordo con le politiche dell'URSS di Stalin), Orwell sperimenta in prima persona l'idealismo dei miliziani, la fratellanza e l'egualitarismo perfino nell'ambiente militare, classicamente sinonimo di gerarchia e ubbidienza. E' probabilmente questo aspetto, più di tanti altri, che lo persuade a fondo della sincerità di questa rivoluzione. L'ambiente militare 'classico' è quanto di più lontano dalla libertà e dall'uguaglianza. La rivoluzione, in Spagna, è così profonda da sconvolgere perfino l'organizzazione militare: il sistema dei gradi viene rivisto, scompaiono le differenze di paga tra soldati, le punizioni corporali per chi disubbidisce agli ordini vengono abolite. Nelle milizie popolari i soldati discutono democraticamente, eleggono i propri ufficiali (e possono revocarli), aboliscono la legge marziale, portano perfino dentro lo scontro armato lo spirito rivoluzionario che già attraversa soprattutto le città della Catalogna e di parte dell'Aragona. Tutti vivono, e combattono, alla pari. Il 'soldato' può mettere in discussione il superiore senza rischiare la sua vita. L'obbedienza viene sostituita, in buona parte, dalla comprensione. Non si accettano più ordini come degli automi. Ogni uomo o donna esige di capire, e di mettere in discussione una decisione quando ritiene che abbia poco senso.


La vita nelle trincee.
Orwell nella milizia del P.O.U.M., sul fronte di Aragona.
Orwell è l'uomo alto al centro. In basso accanto a lui,
sua moglie Eileen O'Shaughnessy, che lo seguì in Spagna.
Quello delle milizie rivoluzionarie, ovviamente, non è un mondo perfetto. Orwell parte per il fronte di Aragona, dove le forze repubblicane e quelle franchiste sono ferme in una guerra di posizione estenuante, resa ancora più dura dal gelo invernale. Orwell sperimenta le privazioni e le difficoltà materiali di un esercito di uomini e donne comuni spinti da un grande idealismo ma a corto di mezzi e di addestramento. Molti miliziani sono sì operai, contadini, studenti motivati da un grande idealismo e pronti al sacrificio, ma pochi hanno esperienza militare o sanno maneggiare le armi senza diventare un pericolo per se stessi o i propri compagni. L'organizzazione non è sempre efficiente e per quanto Orwell riconosca che, a lungo andare, la democrazia delle milizie possa dare i suoi frutti, il cammino verso una nuova disciplina è lungo e tortuoso. Per di più, la scarsità di armi, che il governo repubblicano, già indebolito, distribuisce malvolentieri alle milizie dei rivoluzionari rende impossibile qualsiasi avanzamento del fronte. La mancanza di viveri e generi di prima necessità rendere l'attesa ulteriormente logorante. I giorni di Orwell al fronte sono appunto caratterizzati da lunghe attese e da pochi scontri diretti con le truppe nemiche. La fatica, tuttavia, almeno in parte è resa più sopportabile dal clima di fratellanza e cameratismo dei miliziani. Al fronte si continua a sperimentare quella condizione di uguaglianza, che unisce uomini e donne in una visione di giustizia sociale non solo nel futuro, ma nell'immediato. Si susseguono discussioni politiche tra i militanti delle diverse fazioni alleate nella lotta antifascista. Il dibattito politico è incredibilmente vivo. Anarchici, comunisti, socialisti, trozkisti, repubblicani discutono anche accanitamente del presente e dell'avvenire della Spagna, di come portare avanti e magari vincere la guerra contro un nemico che, si sa, gode dell'aiuto militare della Germania nazista e dell'Italia fascista; mentre i paesi democratici, come Inghilterra, Stati Uniti e Francia esitano a mandare aiuti alla Repubblica spagnola, forse temendo di aiutare indirettamente la rivoluzione, osteggiata da più parti.


La partecipazione internazionale e il futuro della Spagna.

Orwell entra in contatto con combattenti spagnoli e stranieri provenienti da molti paesi: l'appello alla lotta antifascista ha portato in Spagna tanti intellettuali, lavoratori, studenti da tutta Europa e dal mondo intero. In molti vedono in Spagna la prima grande occasione per fermare l'avanzata fascista che ha già conquistato una parte dell'Europa. E forse di spingersi oltre ancora: dalla resistenza alla rivoluzione. C'è, sia tra gli spagnoli sia tra i miliziani stranieri, chi preme per una rivoluzione totale, che per il bene degli oppressi spazzi via immediatamente il capitalismo e lo Stato e le sue gerarchie; chi invece ritiene che una rivoluzione immediata non sia fattibile, ma che sia necessario prima vincere la guerra e salvare la Repubblica; c'è anche chi non crede nella rivoluzione ma vuole assicurare un futuro puramente democratico alla Spagna. E' sorprendente il grado di consapevolezza politica che Orwell trova tra i combattenti, molti dei quali provengono dai sindacati rivoluzionari anarchici o socialisti oppure dai partiti comunisti, alleati o meno con Mosca. Il grande idealismo dei miliziani è accompagnato da un progetto, da una visione del futuro, più o meno chiara a seconda dei casi, che tutti sperano di realizzare a pieno una volta battuto il fascismo spagnolo. Queste visioni, contrastanti su come raggiungere la vittoria o portare a buon fine la rivoluzione, provocheranno duri scontri tra i rivoluzionari, dando una svolta alla guerra e all'esperienza di Orwell in Spagna.


Una letteratura politica.

La dura vita delle trincee che accomuna ed unisce i miliziani anche nella fatica non impedisce alla vicende politiche della Spagna di proseguire il loro corso, arrivando a rompere quel senso di unità e fratellanza che era esistito sin dai primi mesi della guerra. E' impossibile, analizzando “Omaggio alla Catalogna”, separare la dimensione politica da quella letteraria, dalle vicende quotidiane di cui Orwell ci parla: la guerra spagnola è una guerra 'politica', uno scontro tra principi e tra visioni del mondo. La sfera 'politica' e le vicende delle trincee, della guerra vissuta, si influenzano a vicenda. Nel caso della letteratura, molti ritengono che essa non debba essere 'politica', ma raccontare le cose in modo imparziale, quasi 'asettico'. E' invece importante ricordare che in qualsiasi scrittore la sua visione del mondo e dell'essere umano (ed anche la sua visione politica), segnano ogni riga ed ogni frase, che questo sia esplicitato o meno. Ciò che è importante, e che distingue un'opera letteraria dalla pura e semplice propaganda – nei confronti della quale Orwell resta sempre sospettoso e critico – è quanto l'autore sia disposto ad ammetterlo, lui per primo, di essere 'politico'. Orwell è un corrispondente, in un certo senso lo è sempre, anche in altre opere che raccontano da vicino la condizione degli operai nel nord dell'Inghilterra (La strada per Wigan Pier) o i bassifondi di grandi città europee (Senza un soldo a Parigi e Londra). E Orwell, proprio in “Omaggio alla Catalogna”, lancia un avvertimento al lettore: “Fate attenzione alla mia partigianeria, ai miei errori e alle distorsioni dovute all'aver guardato gli eventi solo da un certo punto di vista. E fatte attenzione alle stesse cose quando leggete qualsiasi altro libro su questa fase della guerra spagnola”. Ogni libro è politico, e “Omaggio alla Catalogna” è cosciente di questo.


Le divisioni politiche e la contro-rivoluzione. 

"Non passeranno", celebre slogan antifascista.
Striscione affisso per le vie di Madrid, 1936-37.
E' negli ultimi mesi della sua permanenza in Spagna che Orwell sperimenta sulla sua pelle quegli eventi che, sedimentandosi nella sua consapevolezza, daranno la luce alle sue opere più famose. Orwell, come già sappiamo, si trova nelle milizie del P.O.U.M., un partito comunista, ma in disaccordo con le politiche di Stalin e dell'URSS. In Spagna, Orwell non assiste solo allo scontro tra Repubblica e Fascismo, ma si trova invischiato anche in uno scontro tra rivoluzionari. Da un lato, gli anarchici, organizzati intorno al sindacato C.N.T. (Confederazione Nazionale del Lavoro), e i comunisti del P.O.U.M., desiderano realizzare e portare fino in fondo la rivoluzione e instaurare una società egualitaria. I repubblicani e i comunisti stalinisti non vogliono la rivoluzione, ma ripristinare lo Stato e la repubblica parlamentare. I vertici comunisti, in particolare, come Orwell osserverà tempo dopo, non desideravano una rivoluzione in Spagna per non compromettere l'equilibrio di potere ormai raggiunto tra l'Unione Sovietica e l'Occidente, simboleggiato in modo potente dal Patto di Non Aggressione tra URSS e Germania nazista (il Patto Molotov-Ribbentrop). Queste due visioni, contrastanti, esplodono nelle Giornate di Maggio 1937, a Barcellona e che Orwell vive in prima persona. Le due fazioni si scontrano, i rivoluzionari ne escono sconfitti e, da quel momento, vengono perseguitati, a cominciare dal P.O.U.M. Cosa ancora peggiore, vengono accusati di essere 'spie fasciste', al soldo del Generale Franco, e per questo sommariamente arrestati, incarcerati e spesso anche condannati a morte. Orwell, in quanto membro del P.O.U.M., viene sospettato e braccato dalla polizia segreta, ormai in mano ai comunisti.


Le origini del mito: dove sono nate “La Fattoria degli Animali” e “1984”.

Ciò che più colpisce Orwell negli ultimi mesi in Spagna, è l'uso politico della menzogna e della stampa, sia in Spagna sia in Inghilterra. Il P.O.U.M., come verrà dimostrato più tardi, non è affatto un'organizzazione fascista 'sotto copertura'. E', assieme agli anarchici, semplicemente 'scomodo' a chi non vuole una rivoluzione in Spagna e sostiene il vecchio Stato di potere. Leggendo i giornali, la stampa governativa e comunista, Orwell nota che non esitano a denunciare i 'poumisti' (i membri del partito) accusandoli di aver ripetutamente cospirato col nemico. Il contrasto con la realtà non poteva apparire più stridente: Orwell aveva effettivamente combattuto con i poumisti nelle trincee dell'Aragona, aveva visto molti compagni e compagne sparare contro i fascisti, ed essere uccisi dal nemico. Li aveva visti dare il massimo per la loro causa, senza risparmiarsi e correndone tutti i rischi. Appare in modo estremamente chiaro come l'informazione, la propaganda, potessero essere usate per screditare e demonizzare un avversario politico, accusandolo di plateali falsità piuttosto che affrontarlo (e magari batterlo) sul piano delle idee. Accomunati tutti, inizialmente, dalla causa 'antifascista', questa causa 'comune' comincia ad apparirgli vuota, fasulla. Non sono più 'tutti compagni'. Qualche compagno è 'più compagno' degli altri, è 'più vero'. La causa 'antifascista' sembra sempre più un'invenzione di una parte della stampa che non desidera, invece, mostrare al pubblico e al mondo una realtà più articolata: di una Spagna divisa non solo, semplicemente, tra dittatura e democrazia, ma tra rivoluzione e chi si oppone ad essa. Paradossalmente, sembra che i contro-rivoluzionari si trovino, trasversalmente, sia tra i fascisti sia tra i repubblicani, e la sensazione, ad un certo punto, è di combattere su due fronti: il nemico che si ha davanti, e quello che spara alle spalle, dalle retrovie. Inutile entrare nel merito di quali fossero gli obiettivi di ciascuno dei protagonisti della guerra civile. “Omaggio alla Catalogna” parla da sé, ed esiste una ricchissima letteratura storiografica e politica che illustra le vicende della Guerra Civile Spagnola da ciascun punto di vista.
Ciò su cui Orwell pone enfasi è la demonizzazione, con ogni mezzo, dell'avversario politico.
E' questo quello che conta, che risulta lampante e avvilente, per Orwell: si va dal denunciare gli errori dell'avversario, alla plateale invenzione di accuse con cui screditarlo, processarlo e perfino metterlo a morte. Alla propaganda politica, che per lo più si manifesta attraverso i giornali controllati dai partiti o dal governo, si unisce la persecuzione fisica: si procede al rastrellamento degli oppositori. Vengono sistematicamente eliminati tutti quelli che possono dare un'altra versione degli eventi correnti e della storia.
Quando non rimane più nessuno a poterla raccontare da un altro punto di vista, la Storia cade nelle mani di un gruppo ristretto di persone, le quali possono scriverla, e riscriverla a piacimento. “Chi controlla il passato, controlla il futuro. Chi controlla il presente, controlla il passato”, diventa uno degli slogan dell'IngSoc, il partito che controlla il mondo di “1984”. I poumisti, come gli anarchici, vengono accusati di tradimento e perseguitati, come accade a Palla di Neve, ne “La Fattoria degli Animali”. Palla di Neve viene accusato di tradimento da Napoleone perché mette in pericolo la sua autorità. Immanuel Goldstein, l'arcinemico del Grande Fratello, in “1984” è l'avversario della patria, che ha tradito l'Oceania e cospira col nemico. E che, come scoprirà Winston Smith, protagonista di “1984”, in realtà critica e attacca il regime del Grande Fratello e dell'IngSoc perché hanno in realtà tradito la rivoluzione, sterminando gli oppositori, accusandoli delle più fantasiose e improbabili malefatte, pur di estrometterli dalla Storia.


In conclusione: opere che non parlano solo del passato, ma del presente. 

“Animal Farm” e “Nineteen Eighty-Four” sono figli delle peripezie di Orwell nella Spagna della rivoluzione e della contro-rivoluzione, dove lui è stato testimone della lotta per un mondo diverso e dove l'attacco è arrivato non solo dal fascismo – dagli avversari 'naturali' dell'uguaglianza – ma dall'interno. I nemici della rivoluzione hanno usato ogni mezzo per mettere nell'angolo i loro avversari politici: propaganda, diffamazione, uso politico dell'informazione, tortura per estorcere confessioni forzate, la caccia all'uomo e la persecuzione, fino ad arrivare al controllo totale dell'informazione e della storia. Tutti fenomeni che si trovavano non solo nel fascismo ma anche in altri regimi, e che si riscontrano anche nel mondo di oggi: la manipolazione dei media da parte di poteri forti e di gruppi di interesse economico, i pretestuosi attacchi delle superpotenze ad altri paesi in nome di una 'democrazia' che non esiste, la censura, la cancellazione delle informazioni o la cronaca (distorta) delle azioni e delle parole di chi, anche oggi, critica il sistema in cui viviamo, tutt'altro che perfetto o ideale. Tutti fenomeni che rendono quindi attuale sia “Animal Farm”, sia “Nineteen Eighty-Four”, sia “Omaggio alla Catalogna”,
dove tutto questo si può dire che è cominciato...
Le grandi opere di Orwell sono nate o se non altro hanno ricevuto un impulso decisivo nelle strade e nelle trincee della Spagna, tra rivoluzione e contro-rivoluzione, dove le contraddizioni umane e politiche sono esplose, sono entrate nell'immaginario e nella consapevolezza dell'autore e si sono trasformate, infine, in narrazione, in letteratura.

- Robin Libero Carbonara